Teatro

Il malato immaginario

Il malato immaginario

Il successo, non immaginario, dell'opera di Molière

La messa in scena al teatro Duse di Genova della commedia “Il malato immaginario” di Molière ha piacevolmente intrattenuto gli spettatori per l’intera serata, grazie alla farsa e all’ironia costanti. La “spannung” della rappresentazione si è raggiunta nel II atto con il canto dei due innamorati, che si sono meritati un fragoroso applauso a scena aperta.
La storia tratta di Argante, un malato immaginario, che si circonda di medici volendosi assicurare cure continue e che, a questo scopo, impone a sua figlia Angelica, innamorata del giovane Cleante, di sposare un neomedico, Tommaso Diarroicus. Ma la serva Tonina e il fratello di Argante, Beraldo, fingendo la morte del malato, riescono a mostrargli la realtà, circa il suo secondo matrimonio con Becchina e l’amore di sua figlia, e a condurre la commedia verso un lieto fine.
La scenografia, povera ed essenziale, provvista unicamente di quattro sedie e due poltrone, dalla cui unione si ottiene una sorta di trono, lascia grande libertà di movimento agli attori, che riescono a sfruttare sapientemente gli spazi. Se gli abiti vogliono catapultarci all’eleganza e alla precisione per il dettaglio del Seicento, il linguaggio, contemporaneo, viene utilizzato a briglia sciolta.
Degno di nota è il gesto finale degli attori che, durante gli applausi, hanno mostrato e posato a bordo del palco dei fogli con la scritta “Je suis Charlie”, in ricordo della barbarie compiuta il 7 gennaio a Parigi.